Un articolo di Edoardo Villani
La stagione dei manghi in Togo è piuttosto breve. Inizia a metà aprile e a giugno è già finita.
Mercoledì 16 aprile, è mattina e sœur Madeleine bussa alla porta del refettorio mentre sto facendo colazione. Con mia immensa gioia, mi consegna un’insalatiera piena di manghi maturi, freschi, appena raccolti. Che bello avere delle mangifere in giardino in questo periodo. La ringrazio con calore, e anche il mio peccato di gola approva con entusiasmo.
Tra pochi giorni sarà Pasqua, e la comunità cattolica di Asrama si sta preparando con dedizione all’evento liturgico. Nonostante le scuole non siano ancora chiuse per le vacanze, molti studenti sono già partiti per raggiungere i parenti, mentre altri si stanno dedicando alla semina nei campi. I preti della parrocchia sono spesso impegnati in riunioni con la diocesi; la fanfara continua le prove ininterrottamente fino a domenica, giorno della messa. Anche le suore sono indaffarate: si prevedono ospiti e stanno riordinando tutte le stanze.
Io, però, al di là della mia mancanza di fede, ho altro a cui pensare. Tra una settimana si conclude ufficialmente questa prima parte della mia missione in Togo. Sono stati due mesi intensi, ma fortunatamente ricchi di momenti significativi per me e l’associazione.
Da marzo a aprile ho vissuto con Cristina, giovane ostetrica neolaureata che ha svolto un mese di volontariato nel reparto maternità dell’ambulatorio di Asrama. Una settimana dopo ci hanno raggiunto Ciro, il presidente, insieme ad Antonio e Gabriella, amici di Eccomi e Tengo al Togo: hanno lavorato con i ragazzi della fanfara aiutandoli a perfezionare le loro tecniche, in particolare nel suonare la tromba, e donando alla comunità una ‘biblioteca musicale’.”
Sono arrivati anche Mauro e Mario, rispettivamente architetto e ingegnere della sicurezza, i quali, a nome dell’associazione Rainbow for Africa, hanno collaborato insieme a noi alla progettazione e analisi delle criticità del futuro blocco operatorio di Asrama. La strada per realizzare questa struttura è ancora lunga e complessa, ma non abbandoneremo questo impegno alle prime difficoltà.
Un nuovo pozzo a pompa manuale è stato terminato nella frazione di Edouhoe e un altro sarà realizzato nei prossimi mesi a Vodome. Sono anche iniziati i lavori per costruire nuove aule in muratura a Zonssougle, dove attualmente esistono solo quattro aule-capanna fatiscenti, destinate probabilmente a crollare con l’arrivo delle piogge. Le nuove strutture offriranno finalmente un’educazione più sicura e dignitosa alle bambine e ai bambini della comunità.
Insieme a questi interventi strutturali, l’attenzione al diritto alla salute nelle zone rurali ha continuato a essere una priorità. L’ambulatorio di Atchankeli, una frazione remota e difficile da raggiungere, ha finalmente preso avvio, grazie alla fornitura di farmaci essenziali e all’invio di un infermiere che visiterà i pazienti in loco. Il laboratorio del CMS di Asrama si è ampliato e potrà ora utilizzare nuovi macchinari, come il conta-globuli, per analisi più precise.
Insomma, il lavoro non è mancato.
Martedì 22 aprile avrò il volo, ma non rientrerò a casa. La destinazione è la culla di Eccomi, dove, quasi 30 anni fa, tutto ebbe inizio: il Burundi. Atterrerò a Bujumbura, la capitale economica, mercoledì 23. Con me, per la prima settimana, ci sarà Cristina Maccone, una delle fondatrici di Eccomi: donna di enorme spirito e forza, con cui ho avuto l’onore di lavorare lo scorso anno, alla mia prima missione sul territorio burundese.
Anche qui ci sarà molto da fare: cooperare con l’associazione burundese ADRESEPAL per avviare un percorso scolastico per i bambini di alcune comunità batwa; fare un primo sopralluogo e un’analisi della zona di Gasura per la costruzione di una panetteria; parlare con don Angelo, sacerdote e direttore di una scuola a Mukoni, per la costruzione di una mensa scolastica e l’acquisto di macchine da cucire; verificare i lavori di rinnovamento dei bagni femminili nel collegio di Ntega; e infine, incontrare suor Leocadie, suora burundese dell’ordine italiano del Sacro Cuore di Cristo, con cui collaboriamo per il progetto delle adozioni a distanza e il supporto delle donne batwa, insegnando loro l’arte del cucito. Recentemente ci ha anche informato che una fortissima pioggia monsonica ha distrutto diverse abitazioni, tra cui quelle di due bambine all’interno del progetto delle adozioni a distanza.
Nei prossimi articoli che usciranno condividerò aggiornamenti e approfondimenti sulle condizioni di vita di questo Paese e della sua gente, colpita da povertà estrema, conflitti interni e crisi climatiche in costante peggioramento.
Dalla finestra del refettorio vedo alcuni bambini che provano a entrare nel giardino delle suore per rubare qualche mango, ma vengono “allontanati” immediatamente da Patience, il cane da guardia della struttura, e sœur Tatiana, la direttrice.
Io custodisco con cura e un pizzico di nostalgia quelli donatimi da sœur Madeleine, ma soprattutto, li mangio con malinconia: per me sono già gli ultimi della stagione.