La storia di Luigi Branchetti che ha conosciuto il continente nero grazie agli scout e vi ha trascorso gran parte della vita
Da Roma a Perugia passando per l’Africa a fare del bene per chi ha più bisogno
“Il futuro del mondo poggia sulla solidarietà, non su paradigmi dogmatici”. Parola di Luigi Branchetti che si definisce “africano”, anche se vive a Perugia ed è nato a Roma. “Ho conosciuto il continente nero grazie agli Scout e vi ho trascorso gran parte della vita”, afferma il volontario, membro della Comunità Masci di Perugia (Movimento adulti scout cattolici italiani). Dopo il primo viaggio in Africa, compiuto negli anni Sessanta per costruire insieme al clan del gruppo scout Roma 16 una fattoria sperimentale nel Nord del Ghana, Luigi vi è tornato più volte, vivendo ininterrottamente in Zambia dal ’95 al 2000. “Grazie ad una serie di fortunate coincidenze – racconta – ho potuto ideare e realizzare una scuola di arti e mestieri a Chipata, al confine tra Zambia e Malawi”. Un’impresa possibile grazie ad inattesi contributi venuti dal Lussemburgo, alimentati dalla Cei (la Conferenza episcopale italiana), sostenuti da diverse Ong e ulteriormente arricchiti dal cofinanziamento della Comunità europea. “Ma la vera chiave di volta – ricorda Luigi – è stato il coinvolgimento del Governo Zambiano, della diocesi di Chipata e dei rappresentanti di altre religioni locali”. E i risultati non sono mancati: l’insegnamento di tecnologie intermediarie per la falegnameria, la ceramica, la tessitura e la meccanica, unitamente ad una formazione cooperativa manageriale, hanno favorito la nascita di numerose cooperative, ancora attive in tutto il territorio nazionale. “Tre anni fa- afferma il volontario – il Chipata Craft Center (la già ricordata scuola) è stata elevata al rango di Università”. Una bella soddisfazione, senza contare che, durante la sua permanenza, Luigi, ha potuto non solo conoscere meglio lo Zambia e costruire una rete di relazioni utili ad avviare ulteriori progetti di sviluppo, ma anche allacciare legami profondi. “A Lusaka – racconta -, ho ricevuto il regalo più bello: mia moglie Maria. Da lei, che è stata al mio fianco anche nei momenti più difficili, ho avuto due figli e tutti insieme siamo tornati in Italia”. Operatore culturale, regista cinematografico, falegname e designer, Luigi non ha mai smesso di fare volontariato nell’ambito della cooperazione internazionale. Nel 2009, insieme alla moglie (“che sente di avere un debito morale verso il suo Paese”) ha fondato l’Ong “Saint Nicholas Community Care Centre”, realizzando nella periferia povera di Lusaka,una “Scuola comunitaria” capace di accogliere 180 bambini fra i 3 e i 12 anni. Il progetto è stato patrocinato in Italia dalla Eccomi Onlus del Masci nazionale. Proprio a questa scuola saranno destinati i proventi della “Fiera dei Vivi”, organizzata lo scorso fine settimana a Perugia, nel centro Shalom di via Quieta. “Un modo – sottolinea Luigi – per scuotere queste nostre coscienze intorpidite”. La tre giorni, oltre a proporre un mercatino della solidarietà, ha infatti posto l’accento sulle buone pratiche e le attenzioni necessarie alla salute del pianeta, strettamente legate ad un nuovo ed inedito patto di solidarietà fra credenti e non credenti per il bene comune. Ma la Scuola comunitaria non è l’unico progetto nel quale Luigi è impegnato. Il convegno sulla Cooperazione di qualità recentemente organizzato dal Masci ha permesso di avviare un dialogo fra l’Università di Lusaka e quella di Perugia con lo scopo di favorire l’incontro tra giovani neolaureati italiani e zambiani per la realizzazione di joint-ventures che vogliano impegnarsi in progetti di sviluppo.